
“‘La mia ricerca è dare forma e colore a immagini che filtrate dalle emozioni vivono una dimensione metafisica che cerca una rappresentazione”
”



Giusy Lauriola è nata a Roma, dove vive e lavora. La resina è una costante nella sua produzione: negli anni ha sviluppato una tecnica imperniata sul rapporto cromatico e strutturale tra la materia liquida, i pigmenti e la linea del segno. Quest’ultima s’incarna, a volte, in figure dalla linea liquida, volutamente lontane da un figurativo didascalico che arriva col tempo a perdere ogni tangenza con un realismo mimetico per raggiungere una pura astrazione. Così, i protagonisti delle sue opere sono il colore e la luce, simboli della dimensione intima e del segno che, quando presente, vive in una dimensione atemporale e metafisica in cui il ricordo diventa il sentimento principale.
Le è stato assegnato il Premio Arbiter Fata Verde 2021 per l’interessante e preziosa ricerca artistica partecipando, dopo una selezione, al Festival Internazionale SyArt Sorrento. E’ stata Finalista al Premio Celeste 2007 e al Premio Lupa 2020; ha ricevuto la menzione speciale, Menzione d’Onore, dalla Fondazione Circolo delle Arti 2020, inoltre
Le sue opere si trovano al Copelouzos Family Art Museum di Atene, nella Collezione d’Arte della SanPaolo Invest di Roma e in altre collezioni private internazionali. E’ presente nell’edizione 2020 dell’Atlante dell’Arte Contemporanea De Agostini, la più completa rassegna di artisti italiani dal 1950 ad oggi. Nel 2006 è stato invitata ad esporre come ospite d’onore all’International Photo Festival di Lodz (Polonia) e nel 2010 dall’Istituto Italiano di Cultura di Damasco (Siria) con la personale Visioni urbane in fermento e al Simposio Internazionale di Idlib (Siria) organizzato dal Ministero della Cultura Siriano.
Nel 2004 ho avuto la sua prima mostra. Tra le più recenti: 2021 – Festival Internazionale SyArt Sorrento, Villa Fiorentino – Fondazione Sorrento; illustrazione per il progetto editoriale “Guido Levi, una storia piena di paure, ansie e vicende quasi gialle” a cura di Manuela De Leonardis; – Amabie, La Magica Profezia dello Yōkai, Mo.C.A. Studio Gallery, Roma; 2020 – Perimetro infinito, Galleria SpazioCima, Roma; 2019 – Domino/Dominio per gioco e per davvero, MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma; About Dreams, Mo.C.A Studio Gallery, Roma (mostra personale); Apolidi/identità non disperse, Palazzo Merulana, Roma.
Hanno curato le sue mostre Giorgia Calò, Maurizio Calvesi, Antonietta Campilongo, Cristina del Ferraro, Manuela De Leonardis, Micol di Veroli, Barbara Drudi, Carlo Ercoli, Gianluca Marziani, Manuela Pacelli, Sergio Rispoli, Agnieszka Zakrzewicz.
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L’artista ha indagato questioni quali la guerra e l’indifferenza al dolore degli altri con il progetto Cambialamore, con il quale è stata invitata come ospite d’onore al festival internazionale di Lodz in Polonia, Killing Paradise. In seguito, la presa di coscienza del reale viene rielaborata in una dimensione altra, a volte onirica con la particolare prospettiva di un’utopia giudicata possibile: la bellezza, l’arte, possono ri-costruire la realtà e liberarci da tanti orrori interiori ed esteriori. Il lavoro che segue è la ricerca del divino nel quotidiano: la lotta tra Illuminazione e Oscurità, D.I.O., esposto a Roma, a Montecarlo e a Capalbio e il suo video selezionato per Premio Celeste. Al ritorno da un viaggio in Burkina Faso nasce una visione frammentaria, simile a un flash, che sintetizza souvenir di viaggio, momenti del presente e ricordi imprevisti. Il suo sguardo, in seguito, cambia. I nuovi lavori raccontano ciò che l’artista vede, ascolta camminando per la città. Con queste opere è stata invitata in Siria con una mostra personale a Damasco e a partecipare a un simposio internazionale d’arte. Nei lavori successivi la nuova percezione è sospesa, contemplata e colorata. Si scorgono ali, misteriosamente appoggiate sui viandanti, quali simboli delle nostre timide e colorate aspirazioni. Con questi lavori è stata invitata ad esporre in Grecia. Nel 2016 ha realizzato una mostra sponsorizzata dalla sede di Roma di Banca Generali che raccoglie i progetti degli ultimi 12 anni.Nel frattempo il plexiglass sparisce ed sostituito dalla resina e predomina la presenza di soggetti femminili, con corpi evanescenti e fluidi, donne che racchiudono un’area magnifica e magnificente. Successivamene è nata la produzione di una figurazione di soggetti carichi di un nuovo simbolismo e di un’emergente potenza segnica, per la maggior parte giovani donne e bambine, sgorgano direttamente da quel limbo presente tra il conscio e l’inconscio. Nella produzione del 2020 una luce immateriale, una speranza viva ammanta gli ultimi lavori. Trasudano un sentimento riappropriato tradotto in atmosfere sospese le quali ci parlano di convivialità, amicizia e passione. Così vediamo affiorare volti vicini di un uomo e di una donna, antipasto di una serata romantica, oppure profili femminili immortalati in un’ aurea di metafisica sintonia, vera brezza fresca per lo spirito. Un calice di vino rosso smeraldo incarna il preludio di un possibile trasporto emozionale. Nei progetti del 2021 la luce è protagonista. Un cromatismo delicato e diafano si dipana sul supporto con la forza dirompente dell’astrazione. La fonte di luce declinata nei toni dell’azzurro, del blu, del grigio fino al giallo-arancio mette in sospensione la realtà facendo emergere figure libere da vincoli temporali.