visioni urbane in fermento – istituto italiano di cultura di damasco 2010

Mostra personale “Visioni Urbane in Fermento” organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura di Damasco
e
invito al simposio internazione d’arte organiozzata dal ministero della cultura siriano a Idlib

 

Lauriola si ferma ad osservare la realtà e riflette su ciò che si para davanti al proprio sguardo. Ma l’occhio attento e mai sazio nota anche diverse unità che si muovono nello spazio quasi ignare ciascuna dell’altra. Sono persone che camminano. Lo sguardo dell’artista allora scivola in basso, là vicino alla terra dove la luce sembra perdere forza e non voler dire più nulla. L’artista continua ad osservare. Si incunea in quella dimensione dove l’attenzione verso il mondo circostante sembra svanire e l’automatismo quotidiano delle frenesie e delle ansie sposta l’interesse esclusivamente dentro di noi. I passi frenetici si alternano ad andature ora insicure ora decise. E’ l’umanità moderna attanagliata dai propri pensieri che non concede tempo alla vitalità del mondo; non ci sono più colori, è tutto bianco e nero. Giusy Lauriola si oppone a questa concezione, vuole far riflettere su ciò. Nelle tele dell’artista italiana si stagliano figure umane all’interno di paesaggi urbani. Sono sagome senza capo bloccate nel dinamismo di un percorso del quale non interessa ne l’inizio ne la fine. Sono attori che agiscono con la nostra testa nell’epopea urbana. Siamo noi. Un dettaglio diviene la chiave per entrare in questo mondo. Esteticamente accattivanti, queste piccole icone ci prendono per mano e portano l’osservatore dentro al quadro. Uno, più dettagli apparentemente senza anima ci fanno alzare il capo per vedere ai nostri lati. La resina posta a più strati sulla superficie della tela vivifica la trama del dipinto, gli spazi indossano la terza dimensione e i colori tenui si fanno vivaci. Nell’artista romana la materia che mai omogenea copre la superfice lasciando vedere tutto si configura come muro invisibile dietro e attraverso il quale ci soffermiamo a pensare. (Carlo Ercoli curatore)