Catalogo Cambialamore

che tentare di creare un contatto con il mondo dell’arte. Mi organizzavo le mostre da sola. In tal modo avevo evitato di conoscere i famosi pescecani. In mancanza di uno stato che promuova l’arte, in Italia dobbiamo accontentarci. Poi il quotidiano mi ha richiamata e ho dovuto chiudere quella parentesi per ritornare più vicina alla mia vita di tutti i giorni, alla mia famiglia. Ho continuato ad utilizzare la macchina fotografica digitale, la televisione, il plotter, ho conosciuto gente, ho fatto cose (ecco che ritorna Moretti), ma soprattutto ho deciso di non smettere di sognare e di cercare di comprendere, quella voglia di non accettare passivamente il presente. Quel famoso 11 settembre ero per strada a Roma e stavo andando da un’amica. Mi sono fermata per caso in un negozio di televisori e vedo in diretta l’attacco alle torri. Non capisco. E’ un film? E’ vero? Sì è vero. Salgo su dalla mia amica e attonite accendiamo la tv. In quel micidiale attacco terroristico trovarono la morte quasi tremila persone, cancellate. Il dolore è ancora profondo. La rabbia ancora intensa. Le lacrime non si sono ancora asciugate. E una guerra strana, terribile, sta infuriando nel mondo. Eppure, chiunque abbia perso una persona amata sa che il proprio dolore non sarà lenito da nessuna guerra, da nessun atto di vendetta, da nessuna bomba sganciata su parenti o figli altrui: niente potrà restituirgli i suoi cari. La guerra non può vendicare i morti. “La guerra è solo una crudele profanazione della loro memoria” scrive Arundhati Roy. Quell’attacco terroristico lo abbiamo visto tutti in diretta, ma dove sono tutte le altre morti che avvengono nel resto del mondo? Dove sono le telecamere? Ci sono morti di serie A e di serie B? Ci sono lamenti di dolore che le nostre orecchie non ascoltano perché non vengono annunciati. Scrive Tiziano Terzani in “Lettere contro la guerra”: “ Tutto il mondo aveva visto. Tutto il mon- 35

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